Friday 20 March 2009

Metafisica del blog

Continuiamo a parlarci addosso...

Dato che il mio livello di permalosità supera un buon 7 su 10, fare autocritica non è che mi venga così naturale.
Ma stavolta ce n’è davvero bisogno: devo riconoscere che il mio blog non funziona.
E il motivo è uno solo: il mio blog è noioso.

I post sono lunghissimi e prolissi, scritti fitti fitti e senza nemmeno una figura.
Non ci sono collegamenti ipertestuali (perché non sono capace di metterli), non ci sono video caricati (perché se ne vale la pena li hanno già stravisti tutti su youtube), non cè un player di musica. Ci sono solo righe e righe da scrollare. E in internet, dove tutto viene consumato nell’immediato, è troppo ambizioso pretendere che chiunque, anche gente che mi conosce, si fermi più di 2 minuti sulla mia pagina.

Ricominciando a frequentare l’universo dei blogger, mi sono accorta che i blog rientrano in 3 grandi categorie:

• Blog che, consapevoli di essere on-line, parlano di internet e di tecnologia, sfruttando a pieno tutto quello che la rete offre in termini di intertestualità
• Blog di stampo giornalistico, una specie di testata personalizzata in cui il blogger fa una personale selezione di notizie che ritiene interessanti e le commenta liberamente.
• Blog dalle ambizioni letterarie, che si leggono volentieri perché sono scritti bene, come un buon romanzo a puntate.

E poi c’è il mio blog… che è fermo al modello 1.0 per immobilismo, non affronta temi di scottante attualità, è scritto in italiano corretto, ma senza una prosa che ti tiene incollato paragrafo dopo paragrafo e che io uso –male- solo per mettere in vetrina i fatti miei.
Una versione extended della mia bacheca di Facebook. Ce n’era davvero bisogno?

Passando dalla metafisica alla psicologia, io lo so perchè ai miei pseudo-blog mi ci affeziono… perché mi danno l’impressione di mettere un po’ d’ordine tra tutto quello che transita, spesso senza fermarsi, nella mia testa. Vivo l’illusione che fermando delle riflessioni anche se in forma di bytes in uno spazio virtuale, io possa trasformare il pensiero in azione, e di conseguenza in esperienza.

Verba volant, post manent.

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