Friday 15 October 2010

Tales from the lost property office


Questa settimana ho perso il cellulare. A 10 giorni dal trasloco, dopo aver dato il mio numero a mezza Francoforte per consegne e sopralluoghi. Tempismo perfetto.

Mi sono accorta di non avere più il telefono addosso troppo tardi, una volta arrivata a casa; assalita da uno strano presentimento mentre giravo la chiave nella toppa, mi sono rivoltata le tasche e ho rovesciato il contenuto della borsa sul pavimento: il presentimento si è trasformato in fulminea incazzatura seguita da immediato sconforto.

Ho provato subito a chiamare il mio telefono: ha suonato a lungo a vuoto e me lo sono immaginato nella sala del cinema dove sedevo solo 20 minuti prima, vibrante ma silenzioso nel tentativo disperato di far notare il suo piccolo display nascosto da file di poltrone immerse nell’oscurità.

Ho ristretto il campo delle ricerche a 2 zone: il cinema e la stazione della metropolitana dove ho saltato tra le porte dell’ultimo treno che poteva portarmi a casa.

Mi sono presentata al cinema il mattino successivo, e ho interrogato il personale dell’impresa di pulizie. Nessun ritrovamento segnalato. “Ok, ma posso portarvi esattamente dove ero seduta ieri sera”; appena ho pronunciato il numero della sala, i miei 2 interlocutori si sono guardati e hanno scosso la testa, come se gli avessi appena comunicato che il mio cellulare era stato inghiottito da un buco nero e trasformato in antimateria. “Va bene, torno più tardi, magari salta fuori”. E così ho fatto replicando la scena nel pomeriggio con una fila di cassiere che mi hanno risposto con un’alzata di spalle.

Nel frattempo, a 16 ore dall’ultimo avvistamento, il mio cellulare risultava ormai non raggiungibile. “Si sarà scaricato”, ho pensato, non rassegnandomi all’idea che qualcuno avesse veramente voluto tenersi un Nokia da 20 euro con 3 euro di traffico, pieno di contatti -miei- e di arguti sms -destinati a me- che non ho mai il cuore di cancellare, e che ora non potrò più rileggere quando ho voglia di strapparmi un sorriso.

Chiunque tu sia, nuovo illegittimo proprietario del mio telefono, mi auguro che ne avessi veramente bisogno perché non si può certo dire che tu abbia fatto un affare.

Ci ho creduto fino all’ultimo. Sono stata 2 volte anche all’ufficio oggetti smarriti dei trasporti pubblici, con la convinzione che qualche buonanima di passaggio l’avesse raccolto e consegnato. Niente da fare. C’erano però 3 iPhone, a testimonianza che di gente onesta ne esiste ancora, nonostante tutto.

Mi rivolgo ancora a te, ladruncolo da strapazzo, perché questo è quello che sei: non hai attenuanti; il mio telefono era acceso, e pieno di numeri che rispondono al nome dei miei amici. Se, preso dallo scrupolo che consegnare il mio cellulare alla cassa del cinema o al personale della metropolitana significasse regalarlo a loro, potevi facilmente risalire a me, e, giocando a fare il detective, risolvere il caso; in cambio saresti stato investito dal mio entusiasmo nell’apprendere la bella notizia, che non ogni lasciata è persa.

Ti avrei offerto almeno un caffè, se ti fossi presentato con quello che io distrattamente ho perso e tu ti sei egoisticamente tenuto, e saresti stato protagonista di un post su questo blog, l’eroe di una storia piccola, ma talmente bella da risultare inverosimile.