Tuesday 6 April 2010

Maledetta primavera

Rieccoci. Cosa dite? È 4 mesi che aspettate mie notizie?
Ci siamo lasciati prima di Natale e ci ritroviamo sotto Pasqua?

Ecco perché stamattina quando sono uscita dalla tana non ho trovato mezzo metro di neve ma un timido sole e un paio di ranuncoli da sgranocchiare.

Periodo strano quello del letargo... si cerca di tagliar fuori tutto quello che fa rumore, quello che fa paura, quello che non si capisce e ci si concentra sul proprio spazio vitale: si fa un po’ di ordine, quel poco che basta per rendere la tana accogliente, poi ci si accoccola e ci si prepara a una nuova primavera che prima o poi arriva sempre.

In questi mesi la mia produttività ha sfiorato lo zero ma ho lo stesso l’impressione di essere riuscita a fare un sacco di cose:
C’è stata una scappata a Berlino, che ho già voglia di riprendere, l’assestamento in una quotidianità nuova con un'altra persona, tanti film visti, ma soprattutto in queste ultime settimane ho fatto il pieno di facce: facce amiche che ho rivisto con gioia, facce conosciute presentate sotto una luce diversa e tante facce nuove. E ogni faccia si portava dietro la sua storia che ho sentito raccontare dalla voce dei protagonisti.

Diciamo che ho impostato la mia vita su Shuffle e ho preso tutto come veniva, senza cercare di incasellarlo in qualche schema. Ho navigato a vista alla scoperta di nuovi lidi. Sarebbe bello perdersi come Colombo e scoprire l’America.

Io la mia America non l’ho ancora trovata, ho sempre la valigia di cartone mezza disfatta sotto al letto che si chiederà quando verrà riempita la prossima volta, però ho trovato un approdo, ho attraccato e voglio avventurarmi sulla terraferma.

No, non mi hanno preso all’isola dei famosi –in veste di non famosa-. Tutto quest’estro letterario, questa iperbole pretenziosa era solo per annunciare che –squillo di trombe- ho trovato lavoro.

Un lavoro normale che si colloca, come ci insegnavano alle elementari, nel settore del terziario.
Un lavoro vero che prevede un contratto, un’azienda con il proprio organigramma, un edificio atto allo svolgimento dell’attività lavorativa, una scrivania in dotazione con un computer appoggiato sopra (sennò che terziario è?), caffè a volontà, badge per entrata-uscita-pausa-vadosoloafarepipì e 24 giorni di ferie all’anno –solo? Sì, ma pagate-.

Per la gioia di mamma e papà, dal lunedì al venerdì non mi annoio più. Perché gioco con i videogame tutta la settimana !

Sì, faccio parte di quell’esercito di tester che può aiutare il successo di un videogioco che viene lanciato sul mercato, scovando difetti e proponendo migliorie.

Beeelloooo… Ma cosa faccio “nello specifico?”… Un paio d’esempi:

Due settimane fa guidavo un omino in un bosco, e quando proprio mi annoiavo lo facevo lottare contro un ratto, il famigerato re dei ratti, stormi di pipistrelli ma anche contro altri omini che si trovavano loro malgrado nei paraggi. Con i punti guadagnati da sì tanto lottare ho potuto fornire al mio omino una serie di accessori quali stivali da pioggia, occhiali da sole e una cotta di maglia.

Come giocare alle Barbie, in pratica. Ma dentro a World of Warcraft.

Noia mortale. Attività cerebrale piallata allo zero, e ho rischiato più volte di schiantare la testa sulla tastiera in seguito a un attacco di narcolessia.

Settimana scorsa invece guidavo una macchinina –malissimo- su diversi circuiti. Più che altro rimbalzavo contro i muretti, e non riuscivo a ingranare la retro, ma non si può pretendere troppo, resto sempre una donna al volante. E poi il mio producer mi ha fatto capire che avere una persona diversamente abile nell’approccio ai videogame –piacere, Claudia- aiuta a capire quando un gioco è davvero troppo semplice.

Sono la dummy dei videogames for dummies, unità di misura dell’inettitudine al gioco elettronico.

Penso che riuscirei a difendermi bene solo se riproponessero “Gira la moda” per la Wii. Quel gioco mi ha insegnato tanto. Così, anche se non conosco ancora le sorprese che questa settimana ha in serbo per me, comincio a pregustare il dolce sapore della riscossa che, prima o poi, arriverà.