Friday 22 May 2009

La fabbrica dei sogni

Avete visto Be kind, rewind?
È un film che è passato totalmente inosservato l'anno scorso incassando una misera al botteghino e generosi sbadigli dai critici.

È un filmetto, leggero, spensieratamente naif, quasi una favola. E a me è piaciuto proprio per questo: perché penso si possa fare del buon cinema anche senza piegarsi alla logica dell'impegno a tutti i costi. Il cinema è evasione, o almeno nasce come tale. Peccato che il confine tra evasione e vuoto pneumatico sia sottile come quello fra comico e ridicolo.

Il deus ex machina di questo film è quel Michel Gondry che già ci aveva regalato un paio di film che sarebbero piaciuti a Freud oltre che una selezione di videolclip tanto innovativi da ridefinire l'intero genere. Gondry che come tutti gli artisti con uno stile immediatamente riconoscibile suscita emaptia e indifferenza immediate, senza vie di mezzo. Io lo amo, soprattutto perché è l'unico francese che non si prende troppo sul serio.

Lo spunto su cui si siluppa la sceneggiatura è questo: un commesso che si trova a gestire la videoteca in cui lavora si accorge che il suo amico ha che è stato esposto alle radiazioni ha accidentalmente smagnetizzato tutte le videocassette. Per rimediare al danno prima che torni il proprietario, i due decidono di registrare sulle videocassette rovinate dei remake casalinghi dei film andati perduti. Il risultato è esilarante: i due, con l'aiuto di amici che si prestano a fare le comparse e Giovanni Muciaccia che si occupa di scenografia e costumi,si trovano a rigirare delle versioni sgangherate dei blockbuster, senza distinzione di genere.

Questo è il trailer ufficiale



E questo è il trailer abilmente taroccato. Pure genius!



Be kind, rewind è un film piccolo ma ambizioso, perchè è un film sul cinema e sulla magia che crea; mi affascina il gioco di scatole cinesi su cui si costruisce: già fare un film significa prendere un pezzetto della realtà e incasellarlo, a fare un film con dentro altri film per dare allo spettatore la possibilità di vedere cosa succede dietro a un film quando viene girato, si corre il rischio di fare confusione.

Mi trovo perfettamente d'accordo con quello che ha scritto uno spettatore attento, che altro non è che un critico senza la puzza sotto il naso:

La settima arte, viene rappresentata con affetto e con rispetto, da un regista che ha fatto del sogno e della fantasia la sua ragion d'essere, è quindi con tanta delicatezza e tanta poesia che ci si avvicina a classici più o meno indimenticabili, è con il groppo in gola che si assiste ala magia, al miracolo. Questo è il cinema, sembra dirci il regista, non dimentichiamolo, non servono i miliardi, ma basta una telecamera e la passione, non servono i supporti tecnologici, basta la fantasia e qualche vecchia vhs.


perche “A volte i film migliori sono quelli che inventiamo

Saturday 9 May 2009

Being Karen O


Io c'ero. A contendermi spazio vitale sotto il palco con decine di suoi cloni sgomitanti.
"Perché queste vengono al concerto vestite come lei?" commenta una voce dal pubblico.
Brillante osservazione, che condivido. Avevo notato un'altissima percentuale di caschetti corvini, labbra carminio, calze leopardate e miniabiti in lycra fluorescente.
Che poi è l’uniforme di chi ai Magazzini ci viene per ballare.

Grandi gli sforzi profusi, soprattutto nella scelta degli accessori, per un risultato che non si dimostra però all'altezza delle aspettative: sulla passerella sfilano le infinite variazioni, dalla pallida imitazione alla macchietta, di quella che è la summa incontrastata del vivere alternativo.

Perché lei è Karen O. Ed è sexy anche se si infila in un sacco nero della spazzatura. Ci fa un buco per la testa, due buchi per le braccia, ci spolvera borchie e strass e riesce a rendere il sacco pure trendy.

D'altronde Karen O si divide tra Hollywood e il Lower East Side mentre le sue estimatrici meneghine hanno svoltato trasferendosi da Rozzano a Corso Como...
Come reggere il paragone?
Perché tutto a Milano è così provinciale? Fastidio... (sono sicura che Carla Sozzani sarebbe d'accordo con me).

Per voi, talentuose ragazze alla conquista dei massimi riconoscimenti per una donna che fa musica, la home page di Pitchfork e la copertina di Vogue, ho compilato una piccola lista di suggerimenti, prendendo a modello proprio la frontwoman dei glitteratissimi Yeah Yeah Yeahs.

Come diventare Karen O in 7 mosse:

1) Aiuta molto se sei una bellezza anticonvenzionale: occhio a mandorla su fisico androgino è la combinazione perfetta. Se la natura non ti ha donato queste caratteristiche concentrati sul look, che deve essere sofisticato, sfrontato, assolutamente unico: un’apparente ma studiatissima accozzaglia di stracci.
Attenzione però a non esagerare… l’effetto Loredana Bertè è sempre in agguato.

2) Osa un taglio di capelli che farebbe assomigliare qualsiasi altra donna a una maestra elementare e fallo diventare un marchio di fabbrica.
Basta chiedere al tuo parrucchiere di fiducia di glassarti di complimenti.
Dopo un paio di sedute ti sembrerà che quel taglio ti piaccia veramente.

3) Una volta perfezionato il look, la musica passa in secondo piano.
Sali comunque sul palco, circondati di musicisti scheletrici vestiti come i manichini nelle vetrine di Urban Outfitters, salta, agitati e urla nel microfono.
Devi crederci davvero se vuoi far credere agli altri che sei una rockstar.

4) Gioca sull'ambiguità sessuale. Etero, gay, bisex… sono solo etichette.
A te piacciono tutti quelli che hanno la tua stessa carica sensuale.
Assicurati la dedizione del tuoi sostenitori gay. Se ti eleggeranno loro icona ti sarai conquistata l’unica fetta di pubblico che ti resterà nei secoli fedele. Madonna docet.

5) Accompagnati a un rappresentante di una qualsiasi categoria di "giovane creativo".
Perfetto se è fotografo o videomaker, così può immortalare le feste in cui tu e i tuoi amici –la stylist, il wedding planner, il dog sitter, lo sciamano e la copy- vi travestite da famiglia Addams e giocate a twister. Sbronzi di cristal, of course!

6) Parola d’ordine: spiazzare. Alterna i graffi alle carezze e, quando canti, passa dai sussurri alle grida. Sei una tenera bambina indifesa e sei anche la mantide religiosa. Tormentata e danzereccia. Femminile anche quando sputi birra (e immagina cosa succederà quando imparerai a incendiarti le scoregge sul palco).
Sei una personalità poliedrica, che qualcuno potrebbe definire schizoide.Ma non prendertela, in fondo è il tuo punto di forza. O no?

7) Sorridi. Sempre. Non hai motivo per non farlo. Sei l’irraggiungibile dea del alt-rock, adorata da stilisti, parrucchieri e giornalisti che recensiscono solo band dai nomi impronunciabili.
E ti pagano per fare la cosa che ti piace di più al mondo. Meglio che andare in miniera. O no?