Sunday, 1 March 2009

Effe Esse e affini

Attenzione: i fatti narrati di seguito non sono opera di fantasia e tra i personaggi protagonisti delle vicende ci sono anch’io! Giurin giurello! I dati forniti non sono di prima mano ma d’altra parte il tema trattato non è da ultim’ora e noi non facciamo gli schizzinosi.

Milano, Stazione Centrale, martedì 13 gennaio.

Claudia (fingendo cortesia e ingoiando bile): “buonasera, il mio treno aveva quasi un’ora di ritardo, ho diritto a qualche genere di rimborso?”

Bigliettaio FS (sorridendo di gusto sotto a inesistenti baffi): “è già tanto che è arrivata, signorina”.

Claudia (ricambiando il sorriso per automatismo, ma elaborando un articolato insulto che decide infine di non pronunciare perché il gioviale bigliettaio pesa 130 kili e una soglia di irritabilità impossibile da valutare): “capisco… allora potrebbe darmi un biglietto per tornare a Brescia?”

E questo lo chiamate customer service?
Cerco solidarietà lanciando uno sguardo complice al bigliettaio vicino: mi sorride mestamente, quasi a giustificarsi, un armadio d’uomo con una vistosa cicatrice che gli percorre un’intera guancia. Con una benda sull’occhio sarebbe perfetto per fare da comparsa in Pirati dei Caraibi.

Non voglio aggiungere la mia voce al coro delle lamentele nei riguardi delle Ferrovie dello Stato. Non è carino sparare sulla Croce Rossa. E poi l’ho fatto spesso, quando ero pendolare.
Lamentarsi serviva solo a lavarsi di dosso la frustrazione di non sapere mai a che ora saresti arrivato a destinazione… Perché non è il ritardo in sé che fa perdere le staffe, ma il ritardo non giustificato.

Quanto tempo ho passato su un treno in movimento (lento, ma in movimento)? Che percentuale della mia vita?
Fino a 10 ore a settimana nel periodo d’oro, quando era avanti e indietro a Milano dal lunedì al venerdì. E quanti viaggi ho fatto senza poter appoggiare il culo su un sedile? Troppi. Anche l’ultimo, venerdì, stipati in 12 nello spazio tra le porte. Ho fatto i 3 gradini per salire sul vagone e mi sono fermata lì: corridoi congestionati, gente dappertutto. Sospetto che qualcuno si sia fatto l’intero viaggio chiuso nella ritirata, e che abbia viaggiato più comodo di me, accoccolato sulla tazza del cesso. Io ho usato il mio trolley come sgabello ma la combinazione maniglia - coccige non si è rivelata ergonomica…

È stata diffusa la notizia che la Regione Lombardia non intende rinnovare il contratto alle Ferrovie dello Stato se queste non si daranno una regolata per limitare scioperi e ritardi.
I vertici delle FS con aria di sfida hanno risposto che sono curiosi di vedere chi si presenterà per occupare il loro posto garantendo lo stesso numero di collegamenti. È ora che gli svizzeri entrino in campo. Voglio treni di cioccolato puntuali come orologi a cucù!

Capitolo a parte meriterebbe l’alta velocità.
Si è laureata una mia amica di Roma e mi ha invitata alla festa. Presente! Lo zaino ce l’ho sempre pronto sotto al letto, compro un biglietto e sono da te.
Siete stati sul sito di Trenitalia recentemente? Provate a cercare un treno da Milano a Roma. Ne troverete un’infinità, uno ogni mezz’ora, ma se ci fate caso sono tutti treni ad alta velocità. È chiaro che la Freccia Rossa è il fiore all’occhiello, la soluzione migliore, un servizio finalmente all’altezza degli standard europei, ma… non è che sia proprio alla portata di tutti… io ho rotto il salvadanaio e non ci ho trovato i 136 euro necessari per andare a Roma e assicurarmi il rientro.

Ho cercato nel sito altre soluzioni, utilizzando treni come intercity e interregionali, ma il ventaglio di scelte si è notevolmente ridotto. Il sistema è ostico, per me che risolvo ogni incomprensione con il mio pc premendo ctrl+alt+canc: per concludere la ricerca di un itinerario con successo bisogna usare una serie di scorciatoie che sembra di dover liberare Zelda all’ultimo livello e senza vite di riserva. E il risultato sembra tarato sugli standard di viaggio di fine ‘800… vuoi fare andare a Roma con soli 45 euro (ma poi ci resti, perché questo è solo il prezzo dell’andata)? Preparati a un calvario di sole 7 ore di viaggio (anche questo one-way)!

Lo zaino questa volta è rimasto sotto il letto, e il morale è sceso sotto i tacchi. Ma non lascerò più che uno stupido treno mi rovini la festa di laurea (degli altri)!
Avrò un po’ di fine settimana impegnati: mi chiuderò in garage a assemblare la DeLorean. Ecco la soluzione. Se voglio davvero viaggiare come si faceva 200 anni fa con la DeLorean potrò andare a farmi direttamente un weekend nell’ ‘800!

Varese, Aeroporto di Malpensa, martedì 13 gennaio.

Inaugurazione del nuovo corso di Alitalia che riprende il servizio sotto la bandiera della CAI e che, per mantenere continuità col passato e uno standard tarato sull’infinita pazienza dei clienti abituali, ha deciso di tenere a terra 11 aerei. Che bella figura che ci facciamo con quei primi della classe di Air France!

Dove vogliamo andare con questa immobile Italia, dove risulta già difficile muoversi all’interno dei confini? Anche i –pochi- cervelli rimasti in patria fanno fatica a fuggire così!

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