Tuesday 21 April 2009

Paura e delirio alle poste

In ufficio è diventata ormai slogan questa battuta -che battuta non voleva essere- del nostro amato Valerio, redattore specializzato nella caccia all'ospite impossibile e distributore automatico di pillole di saggezza. Un specie di Buddha a gettoni. Ma più magro.

Open space, un giorno come altri, 7 di sera passate...

Valerio: Marco, ma dove vai!!?
Marco: a casa...
Valerio: NO ,TU NON STAI ANDANDO VIA, TU TI STAI ARRENDENDO!

Ecco, a me è capitato di provare la stessa sensazione di resa incondizionata settimana scorsa, durante la mia ultima incursione alle poste. La mia resistenza è durata 20 minuti, prima di abbandonare il campo, battendo in ritirata.

Chiamatemi tradizionalista, ma quando devo spedire una lettera, io vado ancora in posta. Mi presento quindi all'ufficio, busta in mano, e soldi contati per il francobollo. Forse sono vintage perché sono rimasta l'unica che scrive le lettere?

Mi si para davanti il totem distributore di numeri, che non serve per le estrazioni del lotto ma è una versione upgrade di quell oggetto rosso e rotondo che si trova ancora al banco del salumiere. Dopo attento esame, schiaccio il bottone delle spedizioni: numero fortunato, 22; numero che splende come un'aureola sulla testa dell'impiegato specializzato in spedizioni, 19.
Non c'è male, penso, in fondo ho davanti solo due persone.

Mai moto di ottimismo fu più fuori luogo. Scopro molto presto infatti che i due numeri che mi precedono sono
  • una segretaria corredata da 15 raccomandate con ricevuta di ritorno, che si mette a compilare diligentemente a mano in bella grafia una per una.
  • una coppia sudamericana probabilmente prossima al trasloco, impegnata a scrivere freneticamente indirizzi su un numero indefinito di scatoloni che continuano a comparire.
Comincio a sudare freddo. Mi guardo in giro in cerca di solidarietà: nessuno sembra cogliere la mia richiesta di aiuto.
E lì vengo colta da un'illuminazione: è un vizio di forma dire che in posta ci vanno solo gli anziani a ritirare le pensioni... Non tutti quelli che si trovano alle poste infatti erano già anziani quando sono entrati: un buon numero di simil-pensionati sono gli irriducibili che hanno deciso di aspettare il proprio turno e sono invecchiati lì, a prendere polvere come le collezioni di francobolli destinate ai filatelici.

A un certo punto, la fila davanti all'impiegata che si occupa di bollettini si esaurisce. L'impiegata, visibilmente nel panico, comincia a snocciolare numeri non ancora assegnati a persone. Per aiutarla, e per aiutarmi, mi avvicino e le dico: "guardi, io dovrei solo spedire una lettera, non è che posso chiedere a lei?". Lucida la risposta: "Ma io non ho i francobolli! Deve mettersi in fila per le spedizioni". Di fronte a tanta determinata ostinazione, non ho il coraggio di replicare: "se lei alzasse il suo grosso culo dallo sgabellino e si spostasse 2 metri alla sua sinistra, un francobollo riuscirebbe pure a recuperarlo, dalla scrivania del suo collega", ma saluto educatamente, giro i tacchi e mi allontano, con la busta ancora in mano, ma sollevata all'idea di non dover raggiungere l'età della pensione nel tentativo di spedirla.

Proverò con un piccione viaggiatore. O con una email.

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