Thursday 6 September 2012

Day one



h 7.25
Apro gli occhi e controllo l’ora. Mi rendo conto di essermi svegliata 5 minuti prima che suoni la sveglia. E la cosa mi da’ proprio fastidio. Per protesta rimando tutto di 10 minuti.

h 7.40
Mi trascino in bagno, dove mi lavo sommariamente. In parte perché sono ancora in coma, in parte perché sono già in ritardo.

h 7.55
Esco di casa e mi avvio verso la fermata dell’autobus. Il mio autobus lo vedo passare mentre sono all’edicola che compro il biglietto. Appunto mentale: da domani tento il salto dal balcone alla Fantozzi.

h 7.56 – h 8.07
Mi piazzo davanti al cartello con le fermate e conteggio quelle che devo farmi per raggiungere la metro. Sì, ci impiego tutto il tempo necessario a imparare la sequenza a memoria. Perdere la via dell’ufficio il primo giorno di lavoro è una prospettiva che mi terrorizza.

h 8.07 – h 8.35
Durante l’intero tragitto guardo fuori dal finestrino e controllo ossessivamente la posizione dell’autobus sulla cartina che ho aperto sulle gambe. Su questa linea ci sono 7 fermate con lo stesso nome che forse anche per questo motivo non vengono annunciate; riesco lo stesso a scendere dal bus prima di farmi il giro turistico del centro.

h 8.35
Prendo un’affollatissima metro fino a Lepanto e quando riemergo dal lato giusto della strada mi congratulo con me stessa dandomi un'immaginaria pacca sulla spalla.

h 8.45
Perlustro la via e mi infilo in un bar per fare colazione. Chiedo una brioche e mi danno un cornetto.

h 8.55
Il suddetto cornetto contiene almeno 3 cucchiaiate di marmellata, il che rende difficile il mangiarlo senza sporcarsi o farsi venire il diabete. Consapevole di aver bisogno di tutte le energie che riesco a racimolare non lo abbandono, ma continuo a sbranarlo mentre mi incammino verso l’ufficio

h 9.03
Arrivo in ufficio in orario. L’atrio è pieno di gente che non conosco. Sfodero il mio miglior sorriso da repertorio dimenticandomi di avere i denti glassati di marmellata e annuncio “Sono Claudia. Buongiorno!”. Segue un silenzio inaspettato. Proprio quando ci starebbe a pennello un genuino “e ‘sticazzi!” qualcuno mi chiede di rettificare “Claudia Buongiorno?” “No, Zanetti. Buongiorno era il saluto”, mi sento dire, mentre scappo a nascondermi.

h 9.07
Vengo messa a fare fotocopie. Centinaia di fotocopie.
E io che pensavo di aver trovato un lavoro…

h 9.24
Come da manuale, la fotocopiatrice si inceppa. Seguo le istruzioni sul display, estraggo il foglio inceppato e faccio ripartire. Ripeto questa operazione 6 volte, poi decido di indagare più a fondo.

h 9.27
Mi ritrovo un pezzo della fotocopiatrice in mano. Non c'è modo di reinserirlo nella guida da cui è scivolato. Prima di scoppiare a piangere, chiedo aiuto. Un fonico tuttofare non si lascia intimorire e con un paio di colpi ben assestati l’emergenza rientra.

h 9.30 – 11.00
Improvviso un lavoro che nessuno mi ha illustrato, attendendo con ansia la venuta della persona che sono chiamata a sostituire: un profetico biglietto lasciato sulla nostra scrivania annunciava la sua apparizione. 
   
Durante l’intera giornata mi vengono presentate delle persone con cui decido in modo completamente aleatorio il grado di confidenza. Ovviamente do del tu a tutti quelli che puzzano di “lei non sa chi sono io” e mantengo le distanze del lei con i collaboratori più stretti, indipendentemente dall’età.

h 11.34
Per dimostrare che sono una che non si lascia intimorire da questioni di ordine pratico, provo ad aggiustare una graffettatrice inceppata. Mi sparo un punto nel dito, ma non faccio una piega. Non fosse che ho lasciato una macchia di sangue sul fascicolo, non se ne sarebbe accorto nessuno.

h 13.15
Sbaglio tasto e invece che passare una telefonata la chiudo in faccia al cliente. Litigo con quella macchina infernale per tutto il pomeriggio: a quanto pare fa uno squillo diverso se la telefonata arriva da fuori o è interna, ma io non lo capisco mai e così ripeto una ventina di volte ai miei 5 colleghi che sono Claudia, lavoro nel loro stesso ufficio e vorrei tanto essere utile.

h 14.45
Vado in pausa pranzo prima che un calo di zuccheri mi tagli le gambe. Mangio da sola e in piedi, ma la pizza è ottima. Dopo 20 minuti sono di nuovo in ufficio. Ho proprio paura di annoiarmi.

h 19.58
Dopo 10 ore e mezza di luce artificiale sventolo bandiera bianca.

h 20.10
Faccio un po’ di spesa nel supermercato più caro di Roma. Al banco gastronomia una signora fa l’errore di passare avanti a un signore confidando nella sua cavalleria e spergiurando di non averlo visto in coda. Scoppia l’alterco, subito sedato dalla commessa con un perentorio: “mettetevi d’accordo che fra 10 minuti chiudo, altrimenti non servo nessuno”.
Arrivo in cassa quando mancano 10 minuti alla chiusura, e si sente. Chiedo due borse per la spesa e mi danno due buste.

h 20.30 – 20.34
Scendo in metropolitana e aspetto che sul tabellone appaiano i minuti di attesa

h 20.35
Appare il messaggio “Prossimo treno, 3 minuti”. Il messaggio resta lì per i successivi 7 minuti.

h 20.40
Incontro un mio collega, che mi intrattiene con storie dell’orrore che hanno come protagonista i mezzi pubblici romani. L’argomento di conversazione diventa presto Milano, e la sua efficienza. Ma non sono io a difendere il nord. Quando arriva la mia fermata, non riesco ad abbattere il muro di turisti tedeschi che staziona davanti alle porte. Scenderò a quella dopo, mi suggerisce il mio spirito d'adattamento.  
Nello scendere dalla metro, il sacchetto della spesa si impiglia e si strappa. Raccolgo i viveri dalla banchina prima che vengano calpestati.
  
h 21.15
Scendo a quella che penso sia la mia fermata e mi incammino.
Percorro lo stesso tratto di marciapiede per 3 volte avanti e indietro prima di trovare la via. Dopo tanto camminare le maniglie del sacchetto superstite cedono. La spesa me la carico in braccio.

21.27
Ancora abbracciando la spesa, cerco di infilare la chiave nella serratura, ma non riesco ad aprire: poi mi accorgo di aver sbagliato portone. Lo sbaglio un’altra volta, passando dal civico 1, al 3 e infine al 5, quello giusto.
Solo quando raggiungo il quarto piano (in ascensore) e trovo Chiara e un piatto di pasta fumante che mi aspettano capisco che, nonostante tutto, è stata una gran giornata. 

No comments:

Post a Comment