Wednesday 10 June 2009

Alta fedeltà


Ma voi li comprate ancora i dischi?
Io sì, ma mi piace andare sul sicuro: compro solo dischi che conosco e quando li trovo usati. Mi piace l’idea di dare una seconda possibilità a un disco che non è piaciuto al suo primo proprietario. Mi perderò l’emozione della lotta contro l’inespugnabile pellicola che imprigiona un disco nuovo, nella fregola di sfogliare il libretto, ma almeno mi risparmio il dispiacere nella scoprire il primo graffio sulla custodia.

Per chi ha sempre consumato musica, la collezione di cd diventa una sorta di archivio, la memoria storica di una vita. E il fatto di poter prendere da uno scaffale il supporto su cui sono incise quelle canzoni e stringerlo fra le mani crea l’illusione di possedere i ricordi, di mantenere un legame con il proprio passato.
Il legame affettivo che si stabilisce con quei pezzetti rotondi di plastica spingerebbe un qualsiasi appassionato di musica a impegnare la propria mamma nella sfortunata eventualità di trovarsi a scegliere tra lei e i propri dischi.
E questo legame è talmente forte che non si riesce a fare piazza pulita nemmeno degli scheletri nell’armadio, i cd comprati in adolescenza, i cosiddetti errori di gioventù. Il discomane sa di aver comprato dei dischi brutti, che non ascolterà mai più, ma la loro presenza (anche se è una presenza che aleggia perché le prove fisiche vengono strategicamente nascoste) funge da costante monito: si impara sempre dai propri errori e crescendo si scopre che quella musica scadente è diventata metro di giudizio nello stabilire cosa valga la pena ascoltare.

Il mio ultimo raid al Libraccio mi ha fruttato due dischi dei Death Cab For Cutie, il penultimo album e una raccolta di outtakes. In questo caso ho evaso la regola aurea di comprare solo dischi che conosco perché mi sono innamorata della cover della raccolta: una maxi-diapositiva della città di Bellingham, WA; la foto di una strada del centro e dei palazzi circostanti scattata negli anni ’70 quando, come scrivono i nostri nel booklet, “Cars looked way cooler than they do now”.
Perché questo è l’elemento che sempre farà vincere al cd il match contro la musica digitale: l’intero progetto grafico, il packaging, il libretto con i testi –illeggibili-, le dediche e la lista dei ringraziamenti…

Quest’ultima spedizione si è rivelata particolarmente fruttuosa, soprattutto perché seguiva 3 o 4 tentativi di acquisto falliti, che mi hanno vista uscire dal negozio a mani vuote, dopo aver fatto passare tutti gli artisti, dagli Abba a ZZtop.
E il problema non è che io sia particolarmente selettiva… è che trovavo sempre gli stessi dischi.

Fateci caso: si potrebbe fare l’inventario di un qualsiasi negozio di dischi usati, dividendo i dischi in 3 grandi categorie.

* Dischi riusciti
Dischi che hanno venduto tantissimo, dischi che tutti hanno comprato.
Lo so che in cameretta avete tutti la copia originale di Nevermind, di Californication o di Dookie… Sono bei dischi, pluriplatinati, e ormai non hanno più mercato.

* Dischi dimenticabili

Opere prime –e solitamente uniche- di sconosciute band new metal/post grunge/emo core/alt country di cui non si sentiva il bisogno, consegnate ancora incellofanate dallo spocchioso giornalista musicale che si cerca il primo negozio di dischi usati all’uscita della conferenza stampa di presentazione della band.

* Dischi di Michael Bolton
L’intera discografia di Michael Bolton è lì, da lustri, a prendere polvere, e se riccioli d’oro continua a sorridermi così da tutte le copertine va a finire che un giorno mi intenerisco e lo porto a casa con me.

Potrebbe essere un segno... C'è qualcosa che vuoi dirmi, Michael?
Se ogni momento significativo ha una sua colonna sonora, e se è vero che i momenti topici di una vita si contano sulle dita delle mani, allora forse nella mia personalissima compilation c’è posto anche per un pezzo di Bolton?

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