Sunday 30 January 2011

Balliamo un altro mese


Non ricordo a cosa stessi pensando in quel preciso momento: ipnotizzata dal rumore dell’aspirapolvere, cercavo di creare dei pattern tra le piastrelle, di costruire uno schema, eseguendo movimenti misurati e regolari.
Ero lì tutta intenta che aspiravo, assorta nella ricerca del percorso perfetto per la caccia all’ultimo capello, quando vengo bruscamente risvegliata da una mano che mi si posa sulla spalla. É la ragazza del mio coinquilino, e mi sta parlando, ma non la capisco: provo a spegnere l’aspirapolvere e lei prova a ripetere la frase, che é in tedesco, sicché non capisco comunque. Mi viene incontro il linguaggio del corpo: lei vuole restare in bagno, ma senza di me. E allora chiedo scusa, stacco l’aspirapolvere e lascio la stanza.

Solo quando lei mi chiude la porta in faccia capisco che una semplice necessità fisiologica sua ha rovinato il mio momento settimanale di meditazione.
Deve essere stata una necessità impellente, se non poteva essere supervisionata per un paio di minuti extra che mi sarebbero bastati a finire di pulire il bagno. Bagno che tu, mia cara principessa sul pisello, usi 4 giorni su 7, senza preoccuparti minimamente di pulirlo né almeno di rifornire la carta igienica che usi a metri quando ti togli la seconda faccia che ti disegni la mattina con fondotinta e mascara.
Scusa per essermi permessa di farti un favore. No, la giustifica vale solo in caso emergenza e comunque la nota te la becchi lo stesso perché in tutto questo le paroline magiche “per favore” e “grazie” io non le ho sentite.

Forse il tuo ragazzo non te l’ha spiegato, o forse non l’ha capito nemmeno lui, ma io non sono la donna delle pulizie. Se lo fossi, avrei installato i tornelli davanti alla porta del bagno, così, a 50 centesimi a pisciata, almeno mi ci pagavo il caffè.

Fammi capire... sono l’unica stronza che per paura di prendere qualche brutta malattia quando serve si infila dei guanti di gomma e da’ una pulita e voi, che vivete nello stesso appartamento, lo date per scontato, come se fosse scritto sul contratto d’affitto.

Ieri ero in giro a farmi una sportina di fatti miei quando ricevo un sms che mi ha fatto cambiare colore. Il mio coinquilino scrive:
“Hey! I just arrived and I noticed there is not toilet paper left. Will u cross a supermarket on your way?”

Fase 1: il fastidio

“Ho fatto 10 rotoli, lascio? E di fettine di culo tagliate sottili sottili, quante ne vuole?”

Fase 2: il pentimento

Perché mi viene chiesto un favore e io prima cosa divento verde come Lou Ferrigno in Hulk?
Forse perché io chiedo un favore quando ho davvero bisogno d’aiuto. E anche in questo caso, la conclamata emergenza poteva rientrare senza il mio intervento.

Quando mi scrivi: “Ehi, mi sono accorto che non abbiamo più carta igienica”, a me suona da presa per il culo. Sono 3 giorni che siamo sull’ultimo rotolo, pensavo fosse un avvertimento abbastanza chiaro. Indovina chi ha comprato l’ultima confezione? No, tu l’hai comprata a novembre. Eh sì, il tempo vola davvero…

E quando mi scrivi “Già che sei in giro, se incroci un supermercato…” io capisco, ma non é che i rotoli di carta igienica mi vengono incontro per strada e io li accompagno a casa... devo raggiungere un supermercato, perdermi fra le corsie e fare la coda in cassa. 10 minuti del mio tempo libero a coprire la tua pigrizia. Perché quello è... quando sono rientrata con l’agognato bottino ti ho trovato seduto sul tuo pesante culo, tutto intento a aggiornare il profilo di facebook mentre ti rollavi una canna. Sono sicura che se avessi finito le cartine saresti sceso di corsa a prenderle…

E lo so che te ne sei accorto che ero verde. Non posso farci niente. Dirmi “you’re awesome” non risolve la situazione. Non cerco la tua approvazione. E poi, se basta tanto poco, puoi essere awesome anche tu. Superawesome.

Per evitare di risponderti male, mi sono rifugiata in cucina, dove mi sono accorta che nonostante accurate spiegazioni e un dispiegamento di contenitori, la raccolta differenziata non ha ancora preso piede: una baguette morta di vecchiaia NON riposa in pace insieme alla carta e il posacenere NON si svuota nella plastica.

E se ti affacci alla porta e mi chiedi “Is everything all right?” come se portare giù la spazzatura fosse sintomo di disturbo mentale… allora abbiamo un po’ di lavoro da fare, io, te e quell’altro, se vogliamo continuare a sopportarci nel nostro microcosmo da 80 metri quadri.

Concludo la sbrodolata incazzosa in leggerezza, con un balletto improvvisato in corridoio, sulle note di Bugo, il casalingo per antonomasia.

dimentica le offese
spegni le luci accese
se tu paghi le spese
balliamo un altro mese


titoli di coda su musica che sfuma

e arrivederci alla prossima puntata

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